Il sovrallenamento

Devo fare ammenda.

Questa volta ho preso una cantonata.

Mi spiego

Io sono uno che trova sempre una scusa per non allenarsi.

Non sono diverso. L’allenamento non è sempre divertente. Spesso bisogna uscire a correre, pedalare, nuotare in momenti e condizioni non ottimali. In inverno poi il meteo non spinge e la pigrizia vince.

Tra le tante ragioni (scuse) che ho sentito da amici e atleti, anni fa mi sorprese il termine sovrallenamento.

Naturalmente è conosciuto come overtraining. In inglese fa più figo. Recentemente è sulla bocca di tutti.

Io che sono intransigente e poco incline alla pazienza, ho sempre ritenuto che questa fosse l’ennesima scusa. Non si tratta di una invenzione, il sovrallenamento è una sindrome reale. Ha colto atleti, specie nelle discipline di resistenza, anche di fama internazionale e lì l’avevo relegata, prestazioni significative per cui rischio di affaticamento maggiore.

Non è così. Si tratta di uno squilibrio adattativo che non necessariamente dipende dall’intensità degli allenamenti ma si presenta qualora, per lunghi periodi, non sia stato concesso al corpo il tempo per compensare. Questo può avvenire a causa uno stile di vita non corretto. Esso comprende brevi tempi di recupero tra una sessione e l’altra, poco tempo dedicato al sonno, alimentazione errata. La sindrome si manifesta con dolori muscolari, affaticamento, scarsa resa dell’allenamento, perdita di massa muscolare, debolezza, aumento di peso. La produzione del cortisolo è uno dei fattori che causano questo stato.

A dicembre ho avuto un infortunio, non gravissimo ma doloroso, al ginocchio (quello buono!) e ho tamponato il danno senza smettere di allenarmi. Ne venivo da un autunno intenso. Le uscite con i clienti, il mio allenamento nella corsa, la preparazione in vista di un incontro di MMA a febbraio. Il poco tempo dedicato al sonno. Mi sono trovato a gennaio scarico come non avevo mai provato.

Ho dedicato del tempo al riposo, ho smesso di allenarmi intensamente, ho assunto integratori, ho regolato l’assunzione del cibo e aumentato il tempo dedicato al materasso. Ora sono in ripresa.

È più facile guardare gli altri e vedere dove sbagliano. Per se stessi a volte c’è poca attenzione. Se poi ci si aggiunge una buona dose di presunzione il gioco è fatto.

 

 

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